Archivio blog

giovedì 11 maggio 2017

Salento: tra gasdotti ed inquinamento


Con l’incipit «Il Mediterraneo sempre più strategico nella mappa energetica dell’Europa e dell’Italia», il Sole 24ore dello scorso 4 aprile ha voluto informare i suoi lettori che entro il 2025 (si sta lavorando per abbreviarne i tempi!) è previsto ad Otranto l’approdo di un nuovo gasdotto, EastMed, che porterà il gas dai giacimenti off-shore di Israele verso l’Italia e quindi l’Europa. Non è chiaro se EastMed giungerà sulle coste idruntine sfruttando Poseidon (l’altro gasdotto che approderà ad Otranto), o attraverserà il Mediterraneo per conto suo. Comunque per questo nuovo “regalo” al nostro Salento è da ringraziare il Governo Gentiloni che ha prontamente aderito al progetto, inviando il Ministro Carlo Calenda a firmare, con i rappresentanti dei Governi israeliano, greco e cipriota e il commissario Ue all’Energia, la dichiarazione di impegni. Nel giro di qualche anno, oltre al già noto gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline), EastMed – “infrastruttura strategica” interamente privata – devasterà Otranto, assieme alla sua storia, al suo ambiente e alla sua sacralità (si parla già di un terzo gasdotto che approderà a Brindisi!).

Intanto gli ideatori dei gasdotti cercano di minimizzare sul danno prodotto all’ambiente (e al turismo) da parte delle loro infrastrutture parlando di «microtunnel» e sottolineando che «l’uso della tecnica del tunnel sotterraneo per l’attraversamento della fascia costiera permette la realizzazione dell’opera senza alcuna interferenza diretta sulla spiaggia» e «sugli ambienti protetti a mare e a terra». Invece la sola TAP ha già portato all’espianto di 220 ulivi, mentre altri 10000 saranno sacrificati per il tracciato che va da Melendugno a Mesagne presso la Masseria Matagiola; dove è già presente un impianto di smistamento del gas che, comunque, non è in grado di assorbire la quantità di gas conferita da TAP per cui «dovrà essere costruito ex novo da SRG». È chiaro che l’impatto dei gasdotti non è a costo zero per l’ambiente salentino; e purtroppo nell’aritmetica dell’ambiente non vige la regola della sostituzione, bensì quello dell’addizione. Pertanto l’impatto ambientale dei gasdotti si sommerà a quello dell’acciaieria di Taranto, dei petrolchimici di Taranto e Brindisi, delle centrali a carbone di Cerano e Brindisi, delle discariche e delle migliaia di ettari di territorio agricolo persi per piazzare pannelli fotovoltaici e pale eoliche (quest’ultimi “regalateci” nei dieci anni di governo Vendola).

Dagli investimenti nei gasdotti, si capisce che l’Italia e l’Europa (perché il gas servirà ad altri Paesi europei) non hanno più intenzione di investire nel medio e lungo periodo in forme di energia rinnovabili; anzi il coalizzarsi dei governi con i grossi gruppi privati di investimento, autorizzandoli - attraverso l’espressione  carattere d’urgenza - a utilizzare a proprio piacimento un territorio, è indice che una vera pianificazione energetica non esiste né in Italia, tanto meno in Europa. Parlare di ambiente significa parlare di risorse scarse e qualsiasi decisione su una struttura a impatto ambientale non può fare a meno della volontà di coloro che dovranno subirla. Pertanto, se una pianificazione energetica vi fosse, perché non giocare a carte scoperte e permettere alle collettività che abitano i territori interessati una valutazione territoriale e globale dell’investimento? Perché squalificare una porzione del territorio italiano a colonia dell’Europa? 

Proprio in tema di energia la storia di questa terra, il Salento, è storia di predoni e di depredati. La centrale termoelettrica di Cerano doveva nascere come centrale a gas, invece a tutt’oggi continua a bruciare carbone e vite. Gli impianti fotovoltaici e i parchi eolici dovevano essere un’alternativa al carbone invece neanche un grammo di carbone in meno si è bruciato in questi anni; mentre si sono bruciati migliaia di posti di lavoro con l’espianto di migliaia di ettari di uliveti e vigneti. Chi è responsabile di tutto questo? «Il problema non sono le persone che mettiamo in carica con il nostro voto e di cui poi ci lamentiamo – ci ricorda la ricercatrice e saggista canadese Naomi Klein – il problema siamo noi stessi […] che non riusciamo neppure a immaginare di poter prendere parte ad una mobilitazione». Non stiamo parlando di inscenare una insurrezione stile Robespierre, bensì si tratta di associarsi ed organizzarsi perché solo in questo modo la volontà di un popolo potrà dirsi sovrana; solo il cittadino organizzato è davvero artefice del proprio futuro e di quello delle generazioni a venire.

Torniamo al gasdotto TAP; ebbene su nove Comuni interessati dal passaggio del gasdotto (Melendugno, Vernole, Castrì, Lizzanello, Lecce, Surbo,Torchiarolo, San Pietro Vernotico e Mesagne) solo i Comuni  di Vernole e Melendugno - oltre a diversi cittadini, un consigliere regionale e un consigliere comunale - hanno sollevato osservazioni al progetto (dati Ministero dell’ambiente*). Pensate che se in ognuno di questi paesi fossero nate associazioni o comitati contro queste forme di utilizzo del nostro territorio, le autorità amministrative locali sarebbero rimaste in silenzio? Per le brutture che stiamo lasciando in eredità ai nostri figli siamo tutti responsabili, per questo è ora di dire basta; e da questa associazione invitiamo i cittadini che abitano il Salento a organizzarsi, perché è l’unico modo per ottenere quelle soluzioni che le istituzioni, che governano questo bello e ricco territorio, non riescono più a darci.

Nessun commento:

Posta un commento