Con l’incipit «Il Mediterraneo
sempre più strategico nella mappa energetica dell’Europa e dell’Italia», il
Sole 24ore dello scorso 4 aprile ha voluto informare i suoi lettori che entro
il 2025 (si sta lavorando per abbreviarne i tempi!) è previsto ad Otranto
l’approdo di un nuovo gasdotto, EastMed, che porterà il gas dai giacimenti
off-shore di Israele verso l’Italia e quindi l’Europa. Non è chiaro se EastMed
giungerà sulle coste idruntine sfruttando Poseidon (l’altro gasdotto che
approderà ad Otranto), o attraverserà il Mediterraneo per conto suo. Comunque
per questo nuovo “regalo” al nostro Salento è da ringraziare il Governo
Gentiloni che ha prontamente aderito al progetto, inviando il Ministro Carlo
Calenda a firmare, con i rappresentanti dei Governi israeliano, greco e
cipriota e il commissario Ue all’Energia, la dichiarazione di impegni. Nel giro
di qualche anno, oltre al già noto gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline),
EastMed – “infrastruttura strategica”
interamente privata – devasterà Otranto, assieme alla sua storia, al suo
ambiente e alla sua sacralità (si parla già di un terzo gasdotto che approderà
a Brindisi!).
Intanto gli ideatori dei gasdotti
cercano di minimizzare sul danno prodotto all’ambiente (e al turismo) da parte
delle loro infrastrutture parlando di «microtunnel» e sottolineando che «l’uso
della tecnica del tunnel sotterraneo per l’attraversamento della fascia
costiera permette la realizzazione dell’opera senza alcuna interferenza diretta
sulla spiaggia» e «sugli ambienti protetti a mare e a terra». Invece la sola
TAP ha già portato all’espianto di 220 ulivi, mentre altri 10000 saranno
sacrificati per il tracciato che va da Melendugno a Mesagne presso la Masseria
Matagiola; dove è già presente un impianto di smistamento del gas che, comunque,
non è in grado di assorbire la quantità di gas conferita da TAP per cui «dovrà
essere costruito ex novo da SRG». È chiaro che l’impatto dei gasdotti non è a
costo zero per l’ambiente salentino; e purtroppo nell’aritmetica dell’ambiente
non vige la regola della sostituzione, bensì quello dell’addizione. Pertanto
l’impatto ambientale dei gasdotti si sommerà a quello dell’acciaieria di
Taranto, dei petrolchimici di Taranto e Brindisi, delle centrali a carbone di
Cerano e Brindisi, delle discariche e delle migliaia di ettari di territorio
agricolo persi per piazzare pannelli fotovoltaici e pale eoliche (quest’ultimi
“regalateci” nei dieci anni di governo Vendola).
Dagli investimenti nei gasdotti,
si capisce che l’Italia e l’Europa (perché il gas servirà ad altri Paesi
europei) non hanno più intenzione di investire nel medio e lungo periodo in
forme di energia rinnovabili; anzi il coalizzarsi dei governi con i grossi
gruppi privati di investimento, autorizzandoli - attraverso l’espressione carattere d’urgenza - a utilizzare a
proprio piacimento un territorio, è indice che una vera pianificazione
energetica non esiste né in Italia, tanto meno in Europa. Parlare di ambiente
significa parlare di risorse scarse e qualsiasi decisione su una struttura a
impatto ambientale non può fare a meno della volontà di coloro che dovranno
subirla. Pertanto, se una pianificazione energetica vi fosse, perché non
giocare a carte scoperte e permettere alle collettività che abitano i territori
interessati una valutazione territoriale e globale dell’investimento? Perché
squalificare una porzione del territorio italiano a colonia dell’Europa?
Proprio in tema di energia la
storia di questa terra, il Salento, è storia di predoni e di depredati. La
centrale termoelettrica di Cerano doveva nascere come centrale a gas, invece a
tutt’oggi continua a bruciare carbone e vite. Gli impianti fotovoltaici e i
parchi eolici dovevano essere un’alternativa al carbone invece neanche un
grammo di carbone in meno si è bruciato in questi anni; mentre si sono bruciati
migliaia di posti di lavoro con l’espianto di migliaia di ettari di uliveti e
vigneti. Chi è responsabile di tutto questo? «Il problema non sono le persone
che mettiamo in carica con il nostro voto e di cui poi ci lamentiamo – ci
ricorda la ricercatrice e saggista canadese Naomi Klein – il problema siamo noi
stessi […] che non riusciamo neppure a immaginare di poter prendere parte ad
una mobilitazione». Non stiamo parlando di inscenare una insurrezione stile
Robespierre, bensì si tratta di associarsi ed organizzarsi perché solo in
questo modo la volontà di un popolo potrà dirsi sovrana; solo il cittadino
organizzato è davvero artefice del proprio futuro e di quello delle
generazioni a venire.
Torniamo al gasdotto TAP; ebbene
su nove Comuni interessati dal passaggio del gasdotto (Melendugno, Vernole,
Castrì, Lizzanello, Lecce, Surbo,Torchiarolo, San Pietro Vernotico e Mesagne)
solo i Comuni di Vernole e Melendugno -
oltre a diversi cittadini, un consigliere regionale e un consigliere comunale -
hanno sollevato osservazioni al progetto (dati Ministero dell’ambiente*).
Pensate che se in ognuno di questi paesi fossero nate associazioni o comitati
contro queste forme di utilizzo del nostro territorio, le autorità
amministrative locali sarebbero rimaste in silenzio? Per le brutture che stiamo
lasciando in eredità ai nostri figli siamo tutti responsabili, per questo è ora
di dire basta; e da questa associazione invitiamo i cittadini che abitano il
Salento a organizzarsi, perché è l’unico modo per ottenere quelle soluzioni che
le istituzioni, che governano questo bello e ricco territorio, non riescono più
a darci.
Nessun commento:
Posta un commento