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martedì 19 giugno 2018

Augusta (SR): Piazza Martiri del cancro e le parole di Padre Palmiro Prisutto



“Piazza Martiri del Cancro” è un tabellone, un comunissimo pannello rettangolare su cui il parroco della Chiesa Madre di Augusta (SR) tiene aggiornato un elenco speciale. Si tratta di una lista che conta, sino allo scorso 28 febbraio, 859 nomi di persone di cui sono specificate l’età, la professione e la tipologia di tumore che li ha uccisi. Non si tratta di una copia di un possibile registro tumori di Augusta, ma di una raccolta di decessi per tumore che, grazie anche alla segnalazione dei parenti, l’arciprete della Chiesa matrice aggiorna pazientemente. Accanto ai fogli A4 di questo speciale registro vi è un grafico a torta che rappresenta le patologie di incidenza tumorale la cui fetta più grossa è quella del polmone, seguita da fegato, colon e seno.
Da quattro anni, per i “Martiri del Cancro” di Augusta il sacerdote celebra, il 28 di ogni mese, una messa in cui vengono ricordati, ad uno ad uno, tutti i nomi. Ideatore e compilatore della dolorosa lista è Padre Palmiro Prisutto, originario della stessa cittadina megarese e persona assai nota anche a livello nazionale. Padre Palmiro da oltre trent’anni, infatti, si batte in difesa dell’ambiente, del territorio e, quindi, della salute pubblica; “sacerdote ambientalista”, “parroco paladino dell’ambiente” sono solo alcuni degli innumerevoli appellativi rivoltigli dalla stampa locale e nazionale. Per la sua opera ecologista e di salvaguardia della salute pubblica nel 2015 ha ricevuto il Premio Nenni.
Va detto che la città di Augusta, assieme a Priolo e Melilli, ricade in un’area tristemente nota come il “Triangolo della morte”. Stiamo parlando di una zona in cui insiste una elevata concentrazione di impianti petrolchimici e, allo stesso tempo, caratterizzata da uno smisurato numero di decessi per tumore.
A Padre Palmiro abbiamo posto cinque domande riguardanti  la coraggiosa e preziosa opera in difesa dell’ambiente e della salute pubblica che il sacerdote conduce nel territorio in cui vive.

Qual è lo stato di salute del territorio tristemente noto come “il Triangolo della morte”?
Intanto non parliamo più di “Triangolo della morte”, in quanto Siracusa ha chiesto di far parte di questa area, per cui parlerei piuttosto di “Quadrilatero della morte”; quelli che erano i problemi che sembravano toccare solo Augusta, Priolo e Melilli,  sono improvvisamente diventati anche i problemi del territorio della città di Siracusa che si è unita anche nella protesta.
Lo stato di salute del territorio è abbastanza grave e la gravità non è solo contrassegnata dai casi di cancro ma vi sono tante altre patologie correlabili molto probabilmente all’inquinamento, ma di cui si parla poco. Sono giunto a capo di questa situazione quando sono diventato parroco di Augusta, dopo aver trascorso 21 anni di vita a Brucoli. Già dai primi funerali che officiavo mi sono accorto che c’erano troppi casi di cancro, parlando poi con la gente la situazione mi è stata più chiara. Ad Augusta non esiste una sola casa dove non ci sia un malato o un morto di cancro; a questi dovremmo aggiungere tutti i malati di mente, i casi di autismo, e altre malattie la cui correlazione con l’inquinamento, seppur ufficialmente non riconosciuta, non è totalmente esclusa. Vi sono poi diversi casi di nascite con malformazioni congenite e costoro sono quelli che hanno avuto la fortuna o la sfortuna di nascere, se si considerano i tantissimi casi di aborto spontaneo che si registrano nell’area; c’è stato un periodo in cui i casi di aborto superavano quello delle nascite. L’insieme di tutti questi fattori negativi per la salute indicano che chi vive in questa zona è soggetto a molti rischi.
Se poi vogliamo vedere lo stato di salute dell’ambiente fisico - oltre alle grandi discariche, gli sversamenti, gli idrocarburi - un problema apparentemente poco visibile è rappresentato dai sedimenti sui fondali marini. È stato calcolato, dal Ministero dell’Ambiente, che dentro la rada di Augusta ci sono 18 milioni di metri cubi di fanghi tossici, vale a dire, quasi 3 metri cubi per ogni abitante della Sicilia. Ma dal momento in cui il porto è stato dragato più volte e i fanghi spostati al di là della diga foranea, si può ipotizzare che nell’intera area la quantità di metalli pesanti e fanghi tossici potrebbe essere almeno 3-4 volte superiore a quella presente nel porto. Questa forma di inquinamento, attraverso il consumo del pesce ivi presente, comporta ulteriori rischi per la salute delle persone.
Oltre all’inquinamento che ha danneggiato le risorse che il territorio e il mare offrivano e, quindi, ha eliminato o ridotto diverse attività produttive, l’arrivo dell’industria pesante sul territorio ha segnato la fine di diversi mestieri. Un tempo c’era la produzione del sale che attualmente è completamente scomparsa e la stessa pesca è stata notevolmente ridotta, ad Augusta era dislocata una delle più grandi flotte di pescherecci della Sicilia. Con l’arrivo delle raffinerie la gente trovava più conveniente lavorare negli impianti di raffinazione perché garantivano uno stipendio sicuro, garanzia che il mare non offriva.

 Diverse testate giornalistiche (Siracusa oggi, siracusa news, giornale siracusa…), riguardo la sua battaglia in difesa del diritto alla salute e di un ambiente pulito, l’hanno definita “prete di frontiera”. La frontiera segna il limite su due territori, lei sul limite di quali mondi si trova?
Credo che l’unica frontiera sia quella posta tra il Bene e il Male. Io ho fatto una scelta di vita particolare, faccio il prete e, quindi, devo andare alla ricerca della verità, devo lottare contro il male e l’ingiustizia; a mio avviso, quello che succede qui ad Augusta è una delle tante ingiustizie che esistono al mondo. Se poi dobbiamo parlare di frontiera, quale limite fisico di un territorio, va detto che nella stessa provincia di Siracusa è presente un confine; da una parte la zona sud ed ovest di Siracusa riconosciuta Patrimonio dell’Umanità, mentre la zona nord - dove ricadono Augusta, Priolo e Melilli – invece l’ho definita la “Pattumiera dell’Umanità”; poiché mentre una parte riceve le risorse economiche destinate al turismo e all’agricoltura, l’altra -la zona nord- viene sacrificata  agli interessi dell’economia del petrolchimico e dell’industria pesante legata ad esso. Su questo confine ho dovuto fare una scelta in base alla mia coscienza, quando vedo la gente ammalarsi e morire non posso rimanere inerte e dire “va bè, tanto cosa ci possiamo fare!”, pertanto mi sono schierato. Facendo una scelta di campo su un terreno delicato e, per certi versi, pericoloso ha attirato l’attenzione dei media locali e nazionali con il risultato che, essendo una delle poche voci che si leva contro questo disastro, è facile essere presentato come “prete di frontiera” per il fatto che si ha il coraggio di dire le cose come stanno. È chiaro che ogni considerazione sulla questione inquinamento deve essere avvalorata da una robusta documentazione poiché sappiamo pure chi sta dall’altra parte. Oltretutto va tenuto presente che l’informazione non è pilotata dal basso ma da coloro che hanno i soldi; quindi dall’altra parte ci sono gli interessi degli industriali per i quali acquistare una pagina pubblicitaria di un quotidiano si tratta di quisquilie, mentre per la gente comune o per un padre di famiglia parlare liberamente sulla questione inquinamento significherebbe togliere il pane di bocca ai propri figli per andarsi a difendere in un’aula di tribunale contro questi colossi. Ma se la questione viene posta sul piano dell’etica, dei principi morali e di quelli sanciti dalla Costituzione si può essere inattaccabili. Comunque il Male è male e si deve trattare da male.

…… V comandamento, non uccidere..
 Infatti quando mi contestavano, anche in certi ambienti cattolici, il fatto che io mi interessavo di queste problematiche ho detto loro “se a scuola e in parrocchia parlo di problemi quali la droga, l’alcool, la violenza ricevo apprezzamenti e considerazione, se invece parlo di inquinamento c’è una levata di scudi. Ma l’inquinamento non è una causa di morte come lo sono la droga, l’alcool la violenza? Quindi prendere posizione contro l’inquinamento è uno schierarsi dalla parte della vita”.

Nell’opera “Vita di Galilei” di Brecht c’è scritto: “sventurata la terra che ha bisogno di eroi”; può questa affermazione essere declinata nella sua esperienza in difesa del creato e, quindi, della vita?
Solitamente gli eroi sono quelli che vengono uccisi, ed io non ritengo di correre questo rischio, anche se chi sente toccare i propri interessi dalle mie azioni vede in me un avversario. Mi sento un cittadino consapevole di vivere in una delle aree a rischio più critiche d’Italia. Augusta non è una normale città come tante altre; Augusta di rischi ne ha tanti che oltretutto possono interagire fra loro. Mi spiego meglio. Questa è una zona fortemente sismica, dove ci sono stati terremoti devastanti, come quello del 1693 che ebbe l’epicentro proprio nella città di Augusta e che distrusse un terzo della Sicilia. Allora non c’era l’area industriale e comunque esplose la polveriera del castello che aggiunse altri vittime a quelli provocate dal terremoto e dal conseguente maremoto. Pertanto esiste un rischio sismico. A questo va aggiunto che Augusta è  sede di una base della Marina Militare, per cui –in caso di conflitto- diverrebbe un bersaglio certo. Tra l’altro, oltre alla base della Marina italiana, ad Augusta vi è anche una base NATO che ne aumenta il rischio in caso di conflitto. Poi c’è il polo petrolchimico. Provate a immaginare cosa può significare  un terremoto in questa zona dove al disastro naturale si aggiungerebbe il disastro provocato dagli impianti di raffinazione. Questo rischio l’abbiamo corso nel 1990 quando c’è stato un terremoto che fece molti danni e su cui si fece cadere troppo presto il silenzio e che in Italia non se n’è voluto parlare.
Qui non si tratta di essere eroi, ma si tratta di avere gli occhi aperti. Proviamo ad immaginare un effetto domino per un incidente nell’area industriale, oppure un terremoto con conseguente maremoto in quest’area dove sono presenti anche navi petroliere e gasiere. Ci sarebbe una catastrofe.
Oggi, comunque la morte fisica dell’eroe non è più praticata, piuttosto ti isolano, ti screditano, ti calunniano in modo tale da farti perdere la credibilità; e quando questa è perduta aspettano che venga commesso un errore in modo da permettergli di aggredirti. A livello personale posso dire che sono quasi 35 anni che mi occupo di questi problemi, conosco molto bene il territorio e le sue problematiche. Per questo ritengo difficile che qualcuno possa attaccarmi. Anzi per certi aspetti potrei fare il profeta, vi posso dire come andrà a finire tutta questa storia. Il polo industriale sicuramente andrà verso la dismissione, non in modo immediato e tutto d’un colpo, ma gli impianti verranno progressivamente fermati e, sicuramente non smantellati perché per fare la conseguente bonifica ci sarebbero costi notevoli. La produzione sarà ridotta e nel frattempo i colossi di questo genere di industria si trasferiranno in altre parti del mondo, per fare gli stessi errori che hanno fatto con noi negli anni ’50; quando, approfittando della fame, misero un ferrovecchio preso dall’America che diventò la più grande e moderna raffineria d’Europa. Oggi ci sono i russi, gli algerini, i sudafricani ad essere i proprietari della nostra area industriale; noi abbiamo offerto il nostro territorio mentre i profitti vanno altrove. A noi restano i danni e qualche briciola di finto benessere.

Nella Lettera Enciclica “Laudato Si”, Papa Francesco ammette che la «spiritualità ecologica» richiede una «capacità di reagire che Dio continua ad incoraggiare dal profondo dei nostri cuori». Trova che questo slancio spirituale, a causa della lentezza e – spesso - dell’inazione delle istituzioni, venga deviato nell’oscurità dell’indifferenza?
Credo che una certa sensibilità ambientale dovrebbero manifestarla principalmente coloro che vivono in situazioni ambientali gravi, poiché se vivessi –per esempio- sulle Dolomiti qualsiasi discorso sull’ambientale rimarrebbe teorico. Ma se vivo ad Augusta e si parla di inquinamento e dei danni provocati all’ambiente so  per certo di cosa stiamo parlando. Possiamo dire che la “spiritualità ecologica” è legata al territorio e alla sensibilità personale. D'altronde non tutti sono pronti a mettersi in gioco nell’attuazione dei principi posti nei documenti del Papa. Io credo che nella provincia di Siracusa la Lettera Enciclica avrebbe dovuto suscitare un vivo e diffuso interesse, invece è passata quasi nell’indifferenza generale, mentre noto che creano molta più attenzione altri testi papali come Amoris Laetitia che affronta questioni inerenti il matrimonio. Ma se non si riesce a garantire la vita, come si può avvalorare il matrimonio?
Il problema dell’apparente indifferenza da parte della gente è un tasto molto delicato. Io non parlerei di indifferenza. Qui esiste il ricatto occupazionale, pertanto questa indifferenza è frutto della paura, appena si tocca l’argomento inquinamento viene subito presentato lo spettro del ricatto occupazionale e, su questo territorio, alternativa al lavoro nel polo industriale non ce n’è. Questa è stata – a mio avviso – la loro diabolica astuzia, vale a dire non creare alternative a questo genere di lavoro. Per cui se hai solo questa possibilità lavorativa, o la accetti o vai via. Attualmente, infatti, il timore di chi vive in questa zona è proprio la chiusura del polo petrolchimico che provocherebbe un collasso economico. È questo il risultato di scelte politiche fatte in maniera molto precisa.

Il Cardinale Gianfranco Ravasi nel “Breviario” sottolinea che l’immaginare sia una attività importante dell’uomo, tanto da metterla in relazione  con il creare (“immaginare è creare”). Lei immagina un'altra Augusta?
In certe equazioni ci sono due soluzioni: una positiva e una negativa. Io dico che possiamo immaginare il futuro di Augusta in due maniere, una positiva nel senso che se le istituzioni faranno il loro dovere con le dovute bonifiche e con la ricerca di un’alternativa sostenibile, allora Augusta potrebbe avere un futuro come altri luoghi della zona. Altrimenti c’è  il rischio che Augusta e il polo industriale diventi una grande Megara Hyblaea, e cioè un sito archeologico che i nostri posteri verranno a visitare come rovine di un’epoca e una civiltà passata. Il caso di Marina di Melilli è uno dei casi più eclatanti, dove è stata cambiata la geografia di un territorio sacrificando un intero centro abitato alla nascita di un’industria quando già l’intero ambiente era saturo.
Nonostante le varie leggi nate dalla Direttiva Seveso hanno stabilito che un polo industriale non può stare accanto ad un centro abitato, qui (a Marina di Melilli) non si è tenuto conto di questo principio. Anzi l’area industriale è cresciuta oltre misura sacrificando un intero territorio, creando gravissimi problemi ad un’intera collettività. In conclusione, nel nostro caso, se dovessimo fare un raffronto tra cosa ci ha guadagnato il territorio e quello che ci ha guadagnato l’industria possiamo dire che è stato tutto a vantaggio dell’industria per il profitto che questa ne ha tratto.

Sul tabellone “Piazza dei Martiri del Cancro”, accanto alla lettera con cui si invita il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a visitare Augusta, c’è scritto:
 COME LE VITTIME DELLA MAFIA, DEL TERRORISMO DELLE CALAMITÀ;
COME LE VITTIME DELLE FOSSE ARDEATINE, DI MARZABOTTO E DELLA GUERRA;
COME LE VITTIME DELLE FOIBE;
COME LE VITTIME DI MARCINELLE;
COME LE VITTIME DEGLI INCIDENTI SUL LAVORO;
ANCHE NOI
ATTENDIAMO GIUSTIZIA
E UN DOVEROSO RICONOSCIMENTO
DA PARTE DELLO STATO ITALIANO. 

Intanto in numero dei morti di cancro censiti ha raggiunto quota mille


giovedì 11 maggio 2017

Salento: tra gasdotti ed inquinamento


Con l’incipit «Il Mediterraneo sempre più strategico nella mappa energetica dell’Europa e dell’Italia», il Sole 24ore dello scorso 4 aprile ha voluto informare i suoi lettori che entro il 2025 (si sta lavorando per abbreviarne i tempi!) è previsto ad Otranto l’approdo di un nuovo gasdotto, EastMed, che porterà il gas dai giacimenti off-shore di Israele verso l’Italia e quindi l’Europa. Non è chiaro se EastMed giungerà sulle coste idruntine sfruttando Poseidon (l’altro gasdotto che approderà ad Otranto), o attraverserà il Mediterraneo per conto suo. Comunque per questo nuovo “regalo” al nostro Salento è da ringraziare il Governo Gentiloni che ha prontamente aderito al progetto, inviando il Ministro Carlo Calenda a firmare, con i rappresentanti dei Governi israeliano, greco e cipriota e il commissario Ue all’Energia, la dichiarazione di impegni. Nel giro di qualche anno, oltre al già noto gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline), EastMed – “infrastruttura strategica” interamente privata – devasterà Otranto, assieme alla sua storia, al suo ambiente e alla sua sacralità (si parla già di un terzo gasdotto che approderà a Brindisi!).

Intanto gli ideatori dei gasdotti cercano di minimizzare sul danno prodotto all’ambiente (e al turismo) da parte delle loro infrastrutture parlando di «microtunnel» e sottolineando che «l’uso della tecnica del tunnel sotterraneo per l’attraversamento della fascia costiera permette la realizzazione dell’opera senza alcuna interferenza diretta sulla spiaggia» e «sugli ambienti protetti a mare e a terra». Invece la sola TAP ha già portato all’espianto di 220 ulivi, mentre altri 10000 saranno sacrificati per il tracciato che va da Melendugno a Mesagne presso la Masseria Matagiola; dove è già presente un impianto di smistamento del gas che, comunque, non è in grado di assorbire la quantità di gas conferita da TAP per cui «dovrà essere costruito ex novo da SRG». È chiaro che l’impatto dei gasdotti non è a costo zero per l’ambiente salentino; e purtroppo nell’aritmetica dell’ambiente non vige la regola della sostituzione, bensì quello dell’addizione. Pertanto l’impatto ambientale dei gasdotti si sommerà a quello dell’acciaieria di Taranto, dei petrolchimici di Taranto e Brindisi, delle centrali a carbone di Cerano e Brindisi, delle discariche e delle migliaia di ettari di territorio agricolo persi per piazzare pannelli fotovoltaici e pale eoliche (quest’ultimi “regalateci” nei dieci anni di governo Vendola).

Dagli investimenti nei gasdotti, si capisce che l’Italia e l’Europa (perché il gas servirà ad altri Paesi europei) non hanno più intenzione di investire nel medio e lungo periodo in forme di energia rinnovabili; anzi il coalizzarsi dei governi con i grossi gruppi privati di investimento, autorizzandoli - attraverso l’espressione  carattere d’urgenza - a utilizzare a proprio piacimento un territorio, è indice che una vera pianificazione energetica non esiste né in Italia, tanto meno in Europa. Parlare di ambiente significa parlare di risorse scarse e qualsiasi decisione su una struttura a impatto ambientale non può fare a meno della volontà di coloro che dovranno subirla. Pertanto, se una pianificazione energetica vi fosse, perché non giocare a carte scoperte e permettere alle collettività che abitano i territori interessati una valutazione territoriale e globale dell’investimento? Perché squalificare una porzione del territorio italiano a colonia dell’Europa? 

Proprio in tema di energia la storia di questa terra, il Salento, è storia di predoni e di depredati. La centrale termoelettrica di Cerano doveva nascere come centrale a gas, invece a tutt’oggi continua a bruciare carbone e vite. Gli impianti fotovoltaici e i parchi eolici dovevano essere un’alternativa al carbone invece neanche un grammo di carbone in meno si è bruciato in questi anni; mentre si sono bruciati migliaia di posti di lavoro con l’espianto di migliaia di ettari di uliveti e vigneti. Chi è responsabile di tutto questo? «Il problema non sono le persone che mettiamo in carica con il nostro voto e di cui poi ci lamentiamo – ci ricorda la ricercatrice e saggista canadese Naomi Klein – il problema siamo noi stessi […] che non riusciamo neppure a immaginare di poter prendere parte ad una mobilitazione». Non stiamo parlando di inscenare una insurrezione stile Robespierre, bensì si tratta di associarsi ed organizzarsi perché solo in questo modo la volontà di un popolo potrà dirsi sovrana; solo il cittadino organizzato è davvero artefice del proprio futuro e di quello delle generazioni a venire.

Torniamo al gasdotto TAP; ebbene su nove Comuni interessati dal passaggio del gasdotto (Melendugno, Vernole, Castrì, Lizzanello, Lecce, Surbo,Torchiarolo, San Pietro Vernotico e Mesagne) solo i Comuni  di Vernole e Melendugno - oltre a diversi cittadini, un consigliere regionale e un consigliere comunale - hanno sollevato osservazioni al progetto (dati Ministero dell’ambiente*). Pensate che se in ognuno di questi paesi fossero nate associazioni o comitati contro queste forme di utilizzo del nostro territorio, le autorità amministrative locali sarebbero rimaste in silenzio? Per le brutture che stiamo lasciando in eredità ai nostri figli siamo tutti responsabili, per questo è ora di dire basta; e da questa associazione invitiamo i cittadini che abitano il Salento a organizzarsi, perché è l’unico modo per ottenere quelle soluzioni che le istituzioni, che governano questo bello e ricco territorio, non riescono più a darci.

mercoledì 11 gennaio 2017

Pronti per un 2017 ricco di “sfide” e nuovi obiettivi da perseguire!




AMBIENTE, SALUTE E DIFESA DEL TERRITORIO.

Pronti per un 2017 ricco di “sfide” e nuovi obiettivi da perseguire!

Il 2016 è stato per la nostra associazione ambientale un anno determinante. A Maggio dello scorso anno, infatti, siamo riusciti a catalizzare, con la nascita dell’associazione ARCA, quella sana voglia di cambiamento e riscatto, quel senso di appartenenza e rispetto della propria terra e delle proprie origini. 
Si sa, la vita è fatta di “coincidenze” ed é il fato a muovere il destino degli uomini; sarà per questo che nel nostro gruppo sono confluiti, direttamente o indirettamente, tante energie che ci hanno permesso di raggiungere importanti risultati nell’anno ormai andato.

Ed ecco il 2017! 

Le vicende relative ad alcune questioni ambientali del brindisino, che ARCA ha seguito con molta attenzione, hanno subito importanti evoluzioni nel corso degli ultimi giorni del 2016. Le “novità”, però, non sono sfuggite ad Arca che, sempre vigile ed attenta, ha continuato a tenere i “riflettori accesi” sugli albi pretori dei comuni della provincia di Brindisi. Importanti aggiornamenti giungono, in particolare, dall'albo pretorio del comune di Erchie che ha riservato rilevanti novità.


L’Associazione Rete di Cittadini per l’Ambiente è sempre attenta e, nel succitato caso, sta valutando con molta attenzione l'evolversi della situazione e le più opportune iniziative da intraprendere.


Il 2017 si preannuncia quindi, già dai primissimi giorni, un anno impegnativo. I cittadini posso però stare tranquilli… ARCA non è andata in vacanza e continuerà a lavorare per difendere il nostro territorio. Lasciare un mondo migliore alle future generazioni è un dovere morale di ognuno di noi; speriamo quindi che il nuovo anno sia anche l’anno della partecipazione affinché ognuno di noi possa donare, alla causa, il proprio contributo umano.

Il direttivo ARCA

venerdì 21 ottobre 2016

Comunicato di ARCA sul sito di stoccaggio e trattamento di rifiuti speciali e non, pericolosi e non, e di FORSU a San Pancrazio.





Lo scorso 14 ottobre l’amministrazione comunale di San Pancrazio, in un consiglio comunale aperto, ha comunicato alla cittadinanza la decisione di opporsi alla proposta dell’azienda Vetrugno Ambiente che, nei suoi piani, prevedeva di aprire un centro di stoccaggio e trattamento di rifiuti speciali e non, pericolosi e non, e di FORSU da quasi 200.000 tonnellate, nel territorio della cittadina salentina. Da parte di ARCA, che da tempo segue l’evolversi della vicenda, all’amministrazione comunale va riconosciuto un duplice merito, vuoi per aver convocato un consiglio comunale aperto in ossequio ai principi di trasparenza e democrazia, vuoi per aver riferito in pubblico che il parere del Comune di San Pancrazio Salentino sull’impianto sarà assolutamente negativo. 

Ai rappresentanti di ARCA, intervenuti alla pubblica adunanza, non sono sfuggite le parole del sindaco e dei vari consiglieri di maggioranza che hanno ribadito quanto l’intera amministrazione sia attenta alla salute e all'ambiente. Per di più, avendo posto che San Pancrazio Salentino come tanti comuni della provincia di Brindisi hanno già dato tanto in termini di sacrificio ambientale e di salute dei cittadini (qualcuno ha anche ricordato l'incidenza tumorale maggiore rispetto ad altre zone), gli stessi hanno confermato che saranno tutti quanti «accorti» e si schiereranno sempre a difesa di ambiente, territorio e cittadini. Ma nello stesso tempo – essendo ARCA impegnata in altri territori del brindisino – a chi ascoltava le parole del sindaco non è neppure sfuggito il fatto che l’attuale amministrazione di San Pancrazio (seppure modificata nella compagine dei consiglieri), essendo al secondo mandato, negli anni scorsi sedeva ed era presente tanto nell'Aro Br 1 (di cui fanno parte comuni limitrofi brindisini tra cui Erchie) quanto nell'OGA (ente che aveva competenze su impianti di compostaggio pubblici per la provincia di Brindisi); perciò era a conoscenza del progetto dell'impianto di compostaggio con digestione anaerobica e produzione di biogas privato da 80mila tonnellate, da realizzarsi nella vicinissima zona PIP di Erchie. Eppure, nonostante un indiscutibile impatto ambientale, tanto da dover essere sottoposto ad AIA/VIA, nel caso dell’impianto di Erchie l’amministrazione di San Pancrazio non ha mai avuto nulla da ridire e non ha neppure ritenuto opportuno informare i propri cittadini. Peraltro è cosa nota che le emissioni inquinanti nell’ambiente non conoscono confini territoriali e che i COV (Carico Organico Volumetrico, ovvero ciò che si sprigionerà dal processo di produzione del biogas) prodotti ad Erchie, spinti dal vento, avrebbero raggiunto la vicinissima San Pancrazio. A questo punto è lecito porsi alcune domande: 
1) perché l'«accorta» amministrazione comunale di San Pancrazio non si è schierata anche contro l'impianto di Erchie? 
2) Durante le assemblea dell'OGA e dell'Aro Br 1, i rappresentanti di San Pancrazio, che fanno parte anche dell’attuale maggioranza, non avevano nulla da dire su quanto si stava decidendo per Erchie? 3) In quel particolare caso non c'era da tutelare ambiente, territorio e cittadini? 
Potrebbe essere, invece, che la “sensibilità ecologica”, dimostrata in questo caso dall’amministrazione sampancraziese, scaturisca dalla immediata mobilitazione contro il centro di stoccaggio da parte dei cittadini; che, motivati da una reale e concreta coscienza ecologica e comunitaria, con notevole anticipo sulla stessa amministrazione comunale, si sono organizzati per dire no al paventato impianto, prendendo in contropiede chi invece avrebbe volentieri strizzato l’occhio all’imprenditore di turno. 

È chiaro che quanto sta avvenendo in questa parte del territorio brindisino, prima ad Erchie ed ora a San Pancrazio Salentino, oltre a dimostrare una elevata e consapevole capacità di partecipazione da parte dei cittadini alle questioni ambientali, indica quanto da tempo va incoraggiando ARCA, cioè la necessità di un coinvolgimento diretto e deliberativo della cittadinanza nell’approvazione di qualsiasi argomento che interessi l’ambiente di un determinato territorio.

giovedì 29 settembre 2016

Arca. Ci siamo!



Sabato 1 Ottobre alle ore 11.00, l'associazione ARCA (Associazione Rete dei Cittadini per l’Ambiente) scende in piazza accanto ai cittadini di Erchie. 

L'associazione è nata proprio allo scopo di rendere parte attiva i cittadini sulle questioni di carattere ambientale, inerenti il proprio territorio. Troppo spesso infatti siamo tenuti all'oscuro di procedimenti impiantistici (e non) che hanno ricadute dirette e indirette sulla nostra salute

ARCA si propone come strumento a disposizione di tutti i cittadini che vogliono avere la possibilità di intervenire, in prima persona, nelle fasi degli iter autorizzativi (prima) e di controllo (dopo) dei grossi impianti industriali e non.

Il territorio brindisino ha già dato tanto in termini di sacrificio ambientale; motivo per il quale è diventata una zona ad alta discriminazione sanitaria ed un concentrato di discariche, anche abusive, nonché di impianti industriali con elevato impatto ambientale. Non abbiamo  bisogno di ulteriori agenti impattanti sul nostro già provato territorio!

ARCA, associazione apolitica di liberi cittadini, aggrega quindi intorno a se tutti quei cittadini sentinella che vogliono dar voce al loro territorio e che sono stanchi di subire decisioni "calate dall'alto"

Erchie con l'impianto di biocompostaggio privato da 80mila tonnellate e la vicina San Pancrazio Salentino, per il cui territorio è stata richiesta una autorizzazione per un impianto di smaltimento e stoccaggio di rifiuti tossici e pericolosi da quasi 200 mila t/a, potrebbero rappresentare due eclatanti esempi. 

In entrambe le sedi ARCA farà sentire la propria voce presentando le proprie osservazioni entro i termine stabiliti.

Questi sono i compiti che ci prefiggiamo, lottare per le questioni ambientali, lottare accanto e con i cittadini... perché siamo cittadini!

Il Direttivo A.R.C.A.

venerdì 2 settembre 2016

La questione Punta Prosciutto e l’intervento di ARCA


Lo scorso 24 Agosto ARCA (Associazione Rete dei Cittadini per l’Ambiente) ha presentato un esposto presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lecce, al fine di portare all’attenzione degli organi competenti quanto sta (o stava) accadendo nella zona SIC (Sito di Interesse Comunitario) Palude del Conte e Duna Costiera di Porto Cesareo; come è noto la zona costiera è stata interessata dal mese di Luglio c.a. da lavori per l’ennesimo lido privato. E però quanto stava accadendo, aveva da tempo richiamato l’attenzione sia degli abitanti della zona, sia dei fruitori della spiaggia che, per poter godere del mare - bene che appartiene a tutti – si sono trovati confinati in uno spazio pubblico assai ristretto. Alcuni di loro hanno voluto coinvolgere ARCA che, dopo diversi incontri e sopralluoghi, ha deciso di sottoporre al vaglio della magistratura leccese quanto stava succedendo.


Fondamentale è stato, in queste settimane di silente lavoro, il contributo e la collaborazione di tantissimi cittadini, bagnanti e residenti nella zona che hanno permesso ad ARCA di avviare un’attenta analisi del caso, dello stato dei luoghi e dei documenti amministrativi, giungendo alla decisione prima di prendere a cuore la vicenda e successivamente di informare l’autorità competente con epilogo a tutti noto.

L’Associazione Rete dei Cittadini per l’Ambiente, ha come scopo istituzionale la tutela ambientale ed è e sarà sempre attenta e disponibile a supportare tutte le iniziative che hanno come oggetto l’ambiente e, come obiettivo, la difesa e tutela del territorio. ARCA vuole essere uno “strumento” a disposizione di chi crede che la difesa dei valori e dei diritti di una comunità non possa prescindere dalla salvaguardia del territorio che la ospita. 


Il Direttivo ARCA

lunedì 18 luglio 2016

Nasce A.R.C.A.


A.R.C.A è l’acronimo di Associazione Rete dei Cittadini per l’Ambiente. È un’associazione di tutela dell’ambiente nata lo scorso 6 giugno scorso per volontà di un gruppo di cittadini di Erchie e Latiano. Gli scopi dell’associazione sono la tutela e valorizzazione dell’ambiente, oltre alla promozione, la pratica, lo sviluppo e la diffusione di attività ambientalistiche. Ma al di là del semplice acronimo, il nome ARCA è stato volutamente utilizzato con riferimento alla grande imbarcazione biblica; e così come quest’ultima era stata concepita per includere tutte le specie viventi e sfuggire al diluvio universale, allo stesso modo l’associazione vuole essere il luogo dell’inclusione e della partecipazione di tutti per non dover fuggire dalla propria terra, bensì per difenderla. L’associazione non nasce da un’idea, quanto dal bisogno dei cittadini di gestire gli elementi ambientali che consentono la propria esistenza: l’acqua, il territorio, l’aria, la biodiversità, i diversi ecosistemi. Questi elementi sono anche beni che appartengono a tutti e il loro deterioramento significa innanzitutto malattia e talvolta morte, oltre ad a essere causa di disoccupazione e di sottosviluppo. Proprio in questa parte del Salento, per vincere la disoccupazione e il sottosviluppo, “le buone intenzioni” dell’impresa pubblica e privata si sono materializzate nel siderurgico di Taranto, nelle centrali a Carbone di Brindisi e Cerano, in diverse raffinerie e in migliaia di ettari di territorio e terreno sacrificati sull’ara della green economy per alloggiarvi pannelli solari e pale eoliche. Tutto questo ha significato immissione di componenti estranei alla nostra realtà territoriale e di sostanze nocive nell’ambiente e, quindi, inquinamento/consumo di aria, acqua di mare e delle falde sotterranee, territorio; causando la distruzione di esseri viventi, ecosistemi, e mondo vegetale.

Tutto questo è successo perché ai cittadini, il cui territorio avrebbe in seguito ospitato mega e micro impianti industriali, non è stato permesso fattivamente di partecipare e di controllare le attività introdotte. Coloro che hanno voluto mettere in piedi A.R.C.A. credono invece che la partecipazione dei cittadini nelle questioni ambientali non può essere esclusivamente mediata dalla rappresentanza politica e, tantomeno, limitarsi alla semplice presentazione di osservazioni per la redazione di una VAS o di una VIA. La partecipazione deve essere diretta e deve articolarsi su tre decisivi fondamenti:
 la trasparenza/accesso alle informazioni, partecipazione deliberativa (come può essere un referendum), e accesso alla giustizia. I tre momenti enunciati, rispondono appieno alle disposizioni di convenzioni e trattati a cui l’Italia e l’UE aderiscono, come la Convenzione di Åhrus. Tutto ciò ha un nome, si chiama «democrazia ecologica» ed è l’unica soluzione per prevenire contemporaneamente crisi ecologiche e ingiustizie.

Lo spirito principale e originale che anima A.R.C.A. è la democrazia, che non è intesa come semplice guscio ma deve sostanziarsi nella “polpa” della partecipazione. Pertanto A.R.C.A. vuole essere un luogo o, ancor meglio, un insieme di luoghi di partecipazione tenuti insieme dalla “Rete” dove la collaborazione e la condivisione deve poter essere la regola.

L’Associazione Rete dei Cittadini per l’Ambiente non vuole essere uno strumento di scontro da usare contro chi vuole investire sul nostro territorio. L’impresa è, e rimane, uno strumento di sviluppo del territorio; ma è impensabile che, per avere qualche stipendio in più, bisogna accettare quelle che il linguaggio dell’economia definisce «esternalità negative» e che in termini più familiari si traducono in distruzione, malattia e morte. Inoltre va sottolineato che le esternalità negative o «figli non previsti» nel lungo periodo sono motivo di ulteriore impoverimento del territorio. Se il tracollo di un’azienda è una crisi che si può risolvere, quello degli elementi ambientali di un territorio no. Perciò A.R.C.A. crede nell’«impresa sostenibile» che, oltre ad un consumo sostenibile delle risorse ambientali, deve creare livelli soddisfacenti e stabili di redditività media nel lungo periodo e valore duraturo per tutti gli stakeholder (cittadini compresi).

A.R.C.A. non si lega ad alcun partito o movimento politico. L’inclusione vuole essere un elemento caratterizzante della partecipazione poiché la salvaguardia e la difesa dell’ambiente è ritenuta talmente importante che non è opportuno escludere da tali azioni nessuno che ha a cuore la salute dell’ambiente in cui vive. E con “inclusione” si vuole intendere anche coloro che ancora non ci sono, come le generazioni future che hanno il diritto di ricevere un ambiente ben custodito perché «la Terra – come sentenzia un vecchio detto masai – non è un’eredità dei nostri padri ma un prestito dei nostri figli». Anche per questa ragione A.R.C.A. si è dotata di un bilancio per sviluppare iniziative tese a diffondere, tra i bambini e tra i ragazzi, gli aspetti culturali della difesa e della valorizzazione dell' ambiente naturale e dell'ambiente rurale, favorendo processi di crescita e di integrazione sociale.

Ancor prima della politica, le religioni hanno compreso l’importanza della salvaguardia dell’ambiente che Papa Francesco definisce «la nostra casa». Dalle religioni orientali, che vedono l’uomo come uno degli elementi naturali che costituiscono il creato, alle tre grandi fedi monoteistiche, tutte affermano la necessità di una «spiritualità ecologica» che diventa imperativo etico delle società e, per ognuno di noi, un ordine morale, che richiede una «capacità di reagire – afferma ancora Papa Francesco nella Lettera Enciclica Laudato sì – che Dio continua ad incoraggiare dal profondo dei nostri cuori».


Per ulteriori informazioni e per eventuali adesioni è possibile contattare A.R.C.A. su facebook o all’indirizzo mail arcaperambiente@gmail.com.